Tentativo di esaurire un luogo comune
Milano, 23 novembre 1960, sul palcoscenico del Teatro Lirico la “Compagnia del Teatro Popolare italiano” di Vittorio Gassman sta con fatica portando a termine una commedia tratta da un racconto di successo di Ennio Flaiano: Un marziano a Roma. Poco prima della fine il pubblico, già rumoroso, prende spunto da una battuta per scatenare una contestazione clamorosa.
Un romano a Marte inizia proprio da lì, da quella disfatta teatrale che segnerà uno scarto tra le culture milanese e romana, tra l’attitudine produttiva e concreta dell’una e il temperamento svogliato, cinico e indolente dell’altra.
Ma ecco che, a sipario abbassato, appare in carne e ossa il marziano Kunt, sulla cui esistenza Ennio Flaiano aveva serbato il segreto e che la giovane Ilaria Occhini saluta stupefatta. Da qui un viaggio verso un’Italia e una Roma che stanno cambiando paesaggio, lingua e pensieri; da qui il ritratto di uno scrittore europeo originale e libero, gravato da una privata malinconia, che il conformismo letterario cercherà di ridurre a un faceto inventore di arguzie.
E così, la figura del Critico, che sta ad accompagnare i tre personaggi, funge da narratore di un tempo che va e che torna, lasciandosi indietro misteri di ogni sorta e attorno a sé l’ombra di un popolo che funge, parimenti, da carnefice, da vittima e da spettatore. A dar luce all’enigma flaianeo, le immagini di due donne che illustrano la sublime bellezza e il dolore puro di una città infinita: Claudia Cardinale che suggella l’8 e 1/2 felliniano e Caterina Martinelli, madre che il 2 maggio 1944 cade uccisa durante un assalto ai forni del quartiere tiburtino.
Giuliano Compagno