Musica di Giuseppe Verdi
Tragedia lirica in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
ARGOMENTO
Atto primo
Una sala del Palazzo Ducale
Si prepara una seduta del Consiglio dei Dieci, e Jacopo Foscari si appresta a comparire alla sua presenza. Jacopo, figlio dell’ottuagenario doge Francesco Foscari, due volte esiliato – la prima per aver avuto rapporti con principi stranieri, la seconda perché accusato d’aver fatto assassinare il capo dei Dieci, Ermolao Donato – è tornato segretamente a Venezia, ma è stato scoperto e arrestato. Saluta ora la patria comunque ritrovata; confida nel fatto di sapersi innocente, ma pure teme l’odio dei Dieci istigati da Jacopo Loredano, nemico del doge suo padre.
Sala nel Palazzo Foscari
Lucrezia Contarini, moglie del giovane Foscari, invoca da Dio pietà per l’accusato, ma la sua amica Pisana le porta la notizia che la condanna all’esilio è stata riconfermata: Jacopo dovrà tornare all’isola di Candia.
Sala del Palazzo Ducale, come nella prima scena
I Dieci commentano il loro verdetto: il fatto che Jacopo Foscari, per sollecitare il perdono, si sia rivolto al duca di Milano Francesco Sforza, ha reso più che mai inevitabile il mantenimento della condanna.
Stanze private del Doge
Il doge Francesco Foscari lamenta la sua sorte, di esser costretto a perseguitare il figlio che ama; ma neanche le implorazioni della nuora lo distolgono dal suo triste dovere.
Atto secondo
Le prigioni di Stato
Jacopo Foscari è in preda ad allucinazioni. Lo visitano la moglie, che gli lascia sperare di poter dividere l’esilio con lui, e poi il padre, che lo conforta a confidare nella finale giustizia divina. Ma sopraggiunge Loredano, a ribadire con livore l’ineluttabilità della condonna.
Sala del Consiglio dei Dieci
In presenza del Doge e del Consiglio, Jacopo Foscari legge la sentenza che lo rimanda in esilio, vietando alla moglie e ai figli di seguirlo. A stento il Doge reprime i suoi sentimenti di pietà per lui.
Atto terzo
La piazzetta di San Marco
È festa, il popolo passeggia, alcuni sono in maschera. Jacopo Foscari è tratto dal Palazzo Ducale per essere imbarcato sulla galera che lo condurrà a Candia; si separa dalla moglie in lacrime mentre Loredano, toltasi per un istante la maschera, gli grida la gioia della vendetta.
Stanze private del Doge, come nell’atto primo
Francesco Foscari sta piangendo la partenza del figlio quando un senatore, Barbarigo, gli porta la notizia che il vero assassino di Ermolao Donato, in punto di morte, ha confessato la verità scagionando Jacopo del delitto che ha causato la sua condanna. Ma è troppo tardi: Lucrezia annuncia che l’innocente è spirato nel momento della sua partenza. E le sventure del vecchio Foscari non sono finite: i Dieci, ancora una volta spinti da Loredano, vengono a deporlo dalla sua carica. Il suono della campana che saluta l’avvento del suo successore lo colpirà a morte.