Un giorno mia figlia, che doveva avere una decina d’anni, mi dà un disco “The Pink Floyd”. Mi dice: «Papà devi fare un balletto su questa musica; per danzare non c’è di meglio».
Io ho fatto subito un balletto su un disco-video ritmato, e fu il successo. Parigi, Tokyo, l’Italia, la Germania, la Cina, la Russia e molti altri paesi… Spero che avremo successo.
Roland Petit (2009)
Il chiarore della luna estiva è lo scenario ideale per lo spettacolo di danza alle Terme di Caracalla firmato Roland Petit: due titoli tra rock e poesia, Pink Floyd Ballet e La rose malade apparentemente lontani, per atmosfere e sonorità agli antipodi che trovano il loro trait d’union nella geniale vena creativa di un maestro irraggiungibile della danza del Novecento. Le sonorità ipnotiche dei Pink Floyd e le note evanescenti di Gustav Mahler, contraddistinguono due coreografie nate a distanza di un solo anno l’una dall’altra. Risale al 1972 il debutto di Pink Floyd Ballet al Palais des Sports di Marsiglia, la coreografia cult che Roland Petit creò per caso, per assecondare un suggerimento della figlia Valentine – “Papà devi fare un balletto su questa musica; per danzare non c’è di meglio”. Il risultato sono novanta minuti di danza allo stato puro dalla grande carica espressiva, nel contrasto tra le note psichedeliche di brani come The Dark Side of the Moon, Meddle, Relics, Obscured by Clouds e la nuda essenzialità delle calzamaglie dei ballerini vestiti dagli effetti speciali delle luci, elemento centrale della coreografia. Nel 1973, un anno dopo l’incursione nel mondo del rock della band inglese, Petit si immerge nelle atmosfere romantiche dell’Adagietto dalla Quinta Sinfonia di Mahler per creare uno struggente pas de deux su Maya Plisetskaya ispirato dai versi di William Blake. Una danza d’amore e di morte, dai contrasti intensi e tormentati in un’atmosfera di sogno arricchita dai costumi di Yves Saint-Laurent.