La musica che racconta i diritti negati, la ricerca della giustizia e della libertà. È il tema del concerto in programma all’Opera di Roma il 15 marzo alle ore 20.00, che vede tornare sul podio Roberto Abbado. Il direttore d’orchestra Premio Abbiati propone la prima esecuzione assoluta della nuova versione per voce recitante e orchestra di Bandiere Nere, melologo di Fabio Vacchi tratto dall’omonimo libro sulla nascita dell’ISIS del giornalista Premio Pulitzer Joby Warrick. Sul palco, come voce recitante, l’attrice, regista e musicista Sonia Bergamasco. Completano il programma l’Ouverture dall’Egmont di Beethoven e la Prima Sinfonia di Šostakovič.
«Con Bandiere Nere ho voluto dare voce alle persone di cui Joby Warrick è testimone nel mondo – racconta Fabio Vacchi – e che popolano i nostri sonni ormai agitati da scenari devastanti, cercando di rendere ancora più universali le sue parole con la forza inclusiva della musica. Il brano scorre sui due piani delineati dal testo. C’è un elenco di vicende agghiaccianti, recitate per ciò che sono: fatti, notizie, resoconti. E poi c’è la verità della sofferenza affidata al ritornello straziante, che si insinua nella scrittura orchestrale fino a innervarla e piegarla alle proprie, disperate, ragioni».
Tra i compositori italiani più conosciuti ed eseguiti in Italia e all’estero, Vacchi è autore di numerose opere di teatro musicale – come Girotondo (1983), Il letto della storia (2003) – e strumentali – Dai calanchi di Sabbiuno (1995), Terra comune (2002). Ha ricevuto un Premio Abbiati della critica musicale italiana ed è membro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. I suoi lavori sono stati commissionati e diretti, tra gli altri, da Luciano Berio, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Antonio Pappano e Zubin Mehta. Nel febbraio 2024 la sua opera-danza Madina – tratta dal romanzo La ragazza che non voleva morire di Emmanuelle de Villepin – è stata riproposta sul palco della Scala di Milano dopo il debutto nel 2021.
«Prendendo spunto da Bandiere nere – dice Roberto Abbado – ho pensato di accostare al melologo di Vacchi due lavori che in maniera diversa trattano un tema politico. Nelle musiche di scena per l’Egmont, dove tra l’altro Beethoven scrive anche un melologo, quello che mi interessava era soprattutto il tema della costrizione, della prigionia presente nella tragedia di Goethe, un soggetto che il compositore riesce a tradurre in musica in maniera così audace e perfetta già nell’Ouverture. E chi più di Šostakovič, in tempi recenti, ha vissuto un’epoca di privazioni, di difficoltà, di costrizioni? Anche se non è mai stato effettivamente imprigionato, possiamo ben dire che ha vissuto in una sorta di prigione spirituale per tutta la vita, lui come tanti altri».
Appassionato interprete di repertorio contemporaneo e Direttore principale della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, Abbado ha diretto produzioni e prime rappresentazioni assolute in alcuni fra i più prestigiosi teatri del mondo. Primo direttore d’orchestra italiano sul podio dell’ormai tradizionale Concerto di Capodanno al Teatro La Fenice di Venezia nel 2004, è stato insignito nel 2008 del Premio Abbiati come Miglior direttore d’orchestra dell’anno, «per la compiuta maturità interpretativa, l’ampiezza e la curiosità del repertorio nel quale ha offerto esiti rimarchevoli attraverso un’intensa attività stagionale». Torna all’Opera di Roma dopo aver diretto Madama Butterfly nella scorsa stagione.