La programmazione ‘Caracalla Off’ 2023 al Teatro del Portico prosegue lunedì 17 luglio, alle 21.00, con una prima rappresentazione assoluta: Ricostruzione 1.0, spettacolo nato dall’estro creativo dei giovani talenti della IV edizione di “Fabbrica”, lo Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Lorenzo Amato.
«Ricostruzione 1.0 nasce dall’ interrogarsi da parte di un gruppo di giovani artisti su cosa siano oggi l’Opera e il mondo del Teatro – spiega la regista Antonella Lo Bianco –. Abbiamo approfondito il ruolo dell’artista/cantante intrappolato in un teatro abbandonato, fermo in un tempo che non avanza, per noi un simbolo della società odierna. La difficoltà di comunicare e il senso di abbandono causano la crisi. L’amore per il luogo e per la professione spinge l’artista verso la consapevolezza e la necessità di ricostruzione, lo porta a liberare lo spazio e il corpo da ciò che non è più utile. È questo il percorso che fanno i protagonisti di questo viaggio onirico che è Ricostruzione 1.0».
Lo spettatore di Ricostruzione 1.0, a Caracalla il 17 luglio (ore 21.00), si trova di fronte uno spazio scenico che vuole rappresentare proprio il “Teatro”, un teatro crollato e abbandonato dove si anima questa fantasia onirica su musiche di Mozart, Rossini, Bellini e Puccini che si susseguono secondo una struttura emozionale, non cronologica né filologica. A dare voce alle celebri arie e pezzi di insieme saranno i cantanti Valentina Gargano (soprano), Mariam Suleiman (soprano), Ekaterine Buachidze (mezzosoprano), Eduardo Niave (tenore), Nicola Straniero (tenore), Mattia Rossi(baritono) Spartak Sharikadze (basso), accompagnati al pianoforte da Zenoviia-Anna Danchak e Pavel Tialo.
La fantasia musicale si divide in tre sezioni, la prima dedicata all’amore, la seconda alla crisi, la terza alla speranza. All’inizio di questo percorso tutto è trappola. I costumi firmati da Mario Celentano sono ingombranti e pesanti, coperti di argilla, la stessa usata per l’elaborato trucco sugli interpreti; l’effetto visivo vuole evocare la patina del tempo che conferisce ai personaggi una rigidità quasi scultorea. Una trappola sono anche le scene di Chiara Mirabella, dove protagonista indiscussa è la rete-labirinto creata dalle funi. La luce è curata da Giulia Bandera: inizialmente finta e artefatta, a ricordare gli albori di un teatro ormai desueto, diventa poi essenziale nel momento della liberazione. L’impianto scenico vive lo stesso percorso dell’artista/cantante, tutto subisce una trasformazione che porta alla liberazione.
Roma, 14 luglio