Dal 18 febbraio al 3 marzo approda a Roma La sonnambula di Vincenzo Bellini, un nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Petruzzelli di Bari, che segna il ritorno di tre grandi protagonisti delle ultime stagioni al Costanzi: sul podio Speranza Scappucci, alla regia Giorgio Barberio Corsetti e in scena una regina di questo repertorio, Jessica Pratt.
Un ritorno che per il direttore Speranza Scappucci assume un valore speciale. “Amo molto quest’opera, la considero la più difficile di Bellini e l’ho già diretta a New York – racconta. Ma la cosa più bella è che è stata la prima opera che ho visto in vita mia, qui a Roma, negli anni Ottanta. Tornare nello stesso teatro per dirigerla è come chiudere un cerchio.”
“Il tema del sonnambulismo era molto caro ai romantici – spiega il regista Giorgio Barberio Corsetti, reduce dal recente successo al Costanzi di Fra Diavolo – perché vi vedevano una zona mediana tra sogno e veglia, che si stacca dalla realtà e apre uno spiraglio per entrare nel profondo della psiche umana. Anche il luogo in cui la vicenda si volge non appartiene alla realtà ma è totalmente immaginario, non è veramente la Svizzera di cui si dice nel libretto. Anche il tempo è irreale, sospeso, indeterminato: io ho scelto l’Ottocento, perché volevo un tempo lontano da noi, ma non troppo lontano. La stessa Amina è un personaggio singolare, una trovatella di cui non si sa nulla, ammirata da tutti per la sua innocenza, che conserva qualcosa di infantile. A quell’età tutti gli oggetti sembrano avere dimensioni diverse dalla realtà: ho immaginato che i mobili reali siano replicati sia in scala ingigantita, diventando le montagne di questa Svizzera immaginaria, sia in scala miniaturistica, per rappresentare il mondo ideale e appunto infantile di Amina, che viene sempre guastato dalla realtà. A questo si aggiunge una dimensione onirica, determinata dai cartoni animati di Gianluigi Toccafondo.”
Bellini compose La sonnambula in soli due mesi. L’opera debuttò al Teatro Carcano di Milano il 6 marzo del 1831 e sin dalla prima rappresentazione ebbe grande successo. Il libretto di Felice Romani fu tratto da La Somnambule ou L’arrivée d’un nouveau seigneur, un ballet-pantomime di Eugène Scribe e Pierre Aumer (1827), e da La Somnambule, comédie-vaudeville dello stesso Scribe e Germain Delavigne (1819). Melodramma idilliaco, classico ed intenso dalla raffinata musicalità, lirica e tesa al “canto puro”, l’opera è sospesa tra gli ideali di Arcadia e Romanticismo, tra tenerezza e malinconia, in un’atmosfera di umanità innocente espressione della piena maturità artistica del compositore catanese. Ad interpretare i ruoli di Amina ed Elvino, Giuditta Pasta e Giambattista Rubini, la coppia di cantanti più celebre del momento, che Bellini stesso elogiò definendoli “due angeli capaci di trasportare il pubblico in uno stato che rasentava la follia”.