Al Teatro Costanzi si anima la magia de Il corsaro con la nuova produzione coreografica di José Carlos Martínez, coreografo già étoile dell’Opéra di Parigi e Direttore della Compañía Nacional de Danza de España.
L’étoile, i primi ballerini, i solisti e il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma lo porteranno in scena da domenica 1 marzo fino a domenica 8 marzo. Gli ospiti internazionali Olesja Novikova e Leonid Sarafanov, Maia Makhateli e Kimin Kim condivideranno la scena con i talenti del Teatro. L’étoile Rebecca Bianchi, nel ruolo di Medora, sarà affiancata dal giovane e promettente Simone Agrò nel ruolo di Conrad. La solista Federica Maine sarà Medora per la recita scolastica del 4 marzo mattina.
La nuova produzione coreografica veste i costumi, di corsara ispirazione, e s’innesta nella preziosa scenografia, entrambi ideati e curati nel 2008 da Francesco Zito per la Fondazione del Teatro dell’Opera di Roma. Le luci sono di Vinicio Cheli.
Il Sovrintendente Carlo Fuortes dichiara: “Il Corsaro è un grande impegno con il quale dopo la Serata Jerome Robbins si rientra nel grande repertorio classico. Una produzione che nasce qui al Teatro dell’Opera nel 2008 ma che oggi riluce di nuova vita grazie alla ricostruzione coreografica del Maestro José Carlos Martínez. Balleranno i nostri talenti ma anche ospiti internazionali importanti e l’Orchestra sarà diretta da un grande conoscitore del Repertorio Russo, il Maestro Alexei Baklan”.
La Direttrice del Ballo Eleonora Abbagnato dichiara: “Il Corsaro per me, anche se non lo abbiamo mai ballato all’Opéra di Parigi, è sempre stato uno dei più importanti balletti del repertorio classico. Presentarlo a Roma con Martínez, collega e amico sincero, è un’opportunità unica. È un titolo classico ma molto “danzante”, fondamentale per i nostri interpreti. Presentare un classico con nuove coreografie è stimolante per i ballerini e per il pubblico, come abbiamo già fatto con Jean Guillame Bart a cui affidammo la rilettura de La Bella Addormentata: una linea, una strada da seguire. In sala abbiamo Rebecca Bianchi la nostra étoile che sarà Medora e Gulnara. Avremo grandi ospiti: Olesja Novikova, Leonid Sarafanov, Maia Makhateli, ma soprattutto Kimin Kim per la prima volta qui al Teatro dell’Opera”.
Il Corsaro, pur essendo stato concepito nei primi decenni dell’Ottocento, è considerato dagli studiosi uno dei grandi balletti della stagione tardo romantica. La sua genesi è molto complessa: il corpus del balletto ha attraversato un arco temporale molto esteso passando tra le mani di numerosi coreografi e compositori che hanno aggiunto, modificato e inventato. Nel 1826 a Milano e nel 1837 a Londra si affacciano sulla scena due prime versioni, rispettivamente Il Corsaro di Giovanni Galzerani e The Corsair di Ferdinand Albert, nelle quali si narrano le vicende avventurose della schiava Medora e del corsaro Conrad. La versione di riferimento, madre di tutte le altre, è da considerarsi quella parigina del 1856 di Joseph Mazilier. Dopo due anni viene rimontata, con aggiunte e modifiche, a San Pietroburgo da Jules Perrot, maestro di ballo presso i Teatri Imperiali, con il supporto di Marius Petipa, allora primo ballerino. Petipa, con il passare del tempo e con l’avanzamento della sua carriera, ne cura una nuova versione nel 1863 – aggiunge delle danze sulle note di Cesare Pugni, compositore del Balletto Imperiale – che nel 1899 si trasforma in una più completa con un nuovo pas de deux su musica di Drigo. Nel Novecento, esattamente nel 1931, il balletto è ripreso da Agrippina Vaganova, ma senza successo. Nel 1955 Pyotr Gusev ne propone una versione più snella e nel 1973 Konstantin Sergeyev realizza un nuovo allestimento per il Balletto del Kirov. Nel 1987 nasce una nuova versione Gusev-Slonimsky per il Balletto del Teatro Mariinskij. Nel 1998 approda negli Stati Uniti e nel 2007 in Europa. Nel 2008 al Teatro dell’Opera di Roma va in scena per la prima volta Il Corsaro di Viatcheslav Khomyakov.
Nel 2020 in prima assoluta arriva al Teatro dell’Opera di Roma la versione di José Carlos Martínez che ne parla così: “Ho apportato dei cambiamenti nella trama e nella suddivisione del balletto per rendere la drammaturgia, secondo me troppo complessa, più accessibile e chiara. Così ho ridotto la durata del balletto e ristrutturato la suddivisione affinché ci siano solo due atti con due scene in ogni atto. Ho eliminato il personaggio di Alì perché non aggiungeva nulla né all’azione né alla drammaturgia. In genere il Corsaro come balletto è una successione di variazioni per mostrare la tecnica degli interpreti con una drammaturgia molto confusa. Per me è fondamentale far capire al pubblico cosa sta succedendo sulla scena, così ho deciso di mettere in evidenza la storia portante, quella dei due personaggi Medora e Conrad, e di mantenere tutte le variazioni e i pas de deux che mostrano la tecnica dei ruoli principali e secondari, ma al servizio dell’azione. Ho mantenuto i momenti salienti della coreografia che ritroviamo in tutte le versioni: il pas de deux detto “del Corsaro” che generalmente vediamo nei gala, così come il “pas de bottes” o il “pas de six”. È molto importante rispettare questi momenti che sono stati trasmessi di generazione in generazione. Tengo molto alla tradizione e la rispetto: voglio che il pubblico rintracci nella mia versione dei legami con l’originale. Per il resto ho cercato di dare al balletto una maggiore fluidità perché penso che il balletto classico, oggi, debba essere danzato in maniera più dinamica. Come dicevo, prima di iniziare il lavoro con la compagnia, ho fatto un grande lavoro di suddivisione musicale e di rilettura della drammaturgia per renderla chiara e avere una base solida su cui sviluppare la mia versione. Questo processo di preparazione mi ha permesso di iniziare il lavoro in sala con le idee chiare, sapendo esattamente come volevo raccontare questa storia, dando al linguaggio coreografico la priorità. Inoltre il lavoro con il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma mi ha molto arricchito. Ho avuto un ottimo scambio con gli interpreti che hanno incorporato ogni passo e gesto facendo delle proposte accattivanti. Sin dalle prime prove ho apprezzato la grande qualità del corpo di ballo, del loro lavoro omogeneo e sempre in ascolto. Ho coreografato l’intero balletto in tre settimane grazie alla loro collaborazione che mi ha permesso di iniziare fin da subito a lavorare a tutti quei piccoli dettagli che fanno la differenza e di affrontare questa prima senza stress”.
L’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è diretta da Alexei Baklan.
Roma, 20 febbraio 2020