Torna in scena dall’8 al 13 giugno La Cenerentola di Rossini, nella versione di grande successo della stagione 2016 con la regia di Emma Dante, le scene di Carmine Maringola, i costumi di Vanessa Sannino, le luci di Cristian Zucaro e i movimenti coreografici di Manuela Lo Sicco. Nel ruolo della protagonista Teresa Iervolino; con lei René Barbera (don Ramiro), Vito Priante (Dandini), Carlo Lepore (don Magnifico).
Ispirata alle arti e all’immaginario che gravitano attorno al Pop Surrealism, dai cartoon ai tatuaggi, la Cenerentola di Emma Dante è una figura fragile le cui vicende familiari, un po’ grottesche e rocambolesche, raccontate dalla musica di Rossini dal ritmo serrato, diventano lo spunto per una riflessione sulla figura femminile. “La famiglia della Cenerentola è sicuramente grottesca, sui generis- spiega la regista. Non ci sono dei veri legami famigliari. Lei, Cenerentola-Angelina, è un’estranea sia per il patrigno, Don Magnifico, che per le sorellastre, Clorinda e Tisbe; e loro tengono a ribadire, tutte le volte, che lei non deve chiamarle sorelle. Quindi è una sorta di famiglia imposta, né Cenerentola sente famigliare queste tre figure. Sono degli estranei che vivono nella stessa casa. Inoltre le sorellastre litigano sempre tra loro, e sono sempre in atteggiamento di grande rivalità. Il padre vuole assolutamente accasarle per averne un vantaggio personale ed economico. Insomma è una famiglia abbastanza problematica. In più questi legami non sono di sangue perché, appunto, Cenerentola è figlia di un’altra madre. Ma soprattutto è una famiglia che all’interno nasconde una grande violenza, una grande prevaricazione sulla persona più debole che è lei, derubata di tutti i suoi averi e messa in un angolo a far da serva. C’è una prevaricazione molto forte, una grande cattiveria e perfidia. […] C’è una condizione di degrado della donna. Non so se Rossini e il librettista volessero esprimere anche questo. Sicuramente noi che riprendiamo oggi l’opera dobbiamo assolutamente fare i conti con la condizione di questa donna che viene comunque maltrattata, vessata, privata di tutti i suoi diritti, e soprattutto costretta a vivere in una condizione di grande disagio e alienazione. Per cui certamente può essere molto attuale, nel senso della povertà della donna e dell’impossibilità di poter esprimere la propria libertà. Cenerentola non è libera, è vittima di violenze domestiche e non riesce a liberarsene, tant’è che è necessario l’intervento di una specie di magia. Quindi c’è un riscatto. Ed è un riscatto sociale che ci riguarda.”
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