In autunno, dopo gli spettacoli al chiaro di luna di Caracalla, si torna in scena al Costanzi per un finale di stagione dedicato a Mozart. Dal 27 settembre al 6 ottobre, dopo il Così fan tutte del gennaio 2017 e le Nozze di Figaro dell’ottobre 2018, Graham Vick conclude la trilogia Mozart/Da Ponte con il nuovo allestimento del Don Giovanni, diretto da Jérémie Rhorer al suo debutto al Costanzi, scene di Samal Blak , costumi di Anna Bonomelli e luci di Giuseppe Di Iorio. Dopo le ultime due regie divenute spunto per una riflessione sui nostri tempi, ci sarà da aspettarsi dal regista britannico, per questo nuovo allestimento, un Don Giovanni calato nel nostro presente?
Il “dramma giocoso” di Mozart e Da Ponte è senza dubbio un’opera il cui valore trascende le epoche ed è in grado di dialogare con la contemporaneità, nella sua stessa scelta di fondere al suo interno registri poetici diversissimi facendo coabitare il linguaggio del teatro buffo accanto a quello serio.
Mozart in quest’opera ha dovuto affrontare un soggetto per metà comico e per metà tragico, con personaggi che continuamente incrociano ora l’uno ora l’altro genere. La perfezione di questa doppia natura, fra musica e parola, fra tragedia e commedia, fra mito e realtà, rende Don Giovanni un’opera inafferrabile, e proprio per questo leggibile da punti di vista anche apparentemente inconciliabili: ogni volta che il cavaliere libertino arriva sulla scena, la sua fisionomia può trasformarsi sino ad essere irriconoscibile, tanta è l’ambiguità della musica di Mozart. Ogni epoca continuerà sempre a leggere nel Don Giovanni la propria cifra, così come accade per tutte le grandi creazioni in cui le ragioni della vita e della morte si incrociano e si sfidano.
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