A febbraio arriva una nuova produzione del Teatro dell’Opera di Roma: Anna Bolena di Gaetano Donizetti. Un titolo molto amato dagli appassionati del belcanto, portato in scena al Teatro Costanzi solo altre due volte: nel 1977 con protagonista Leyla Gencer, e nel 1979 con Katia Ricciarelli. L’opera ritorna in un nuovo allestimento con 6 recite dal 20 febbraio al 1°marzo, diretta da Riccardo Frizza, per la regia di Andrea De Rosa. Le scene sono di Luigi Ferrigno da un’idea di Sergio Tramonti, i costumi di Ursula Patzak e luci di Enrico Bagnoli. Tra gli interpreti Maria Agresta che, dopo il successo riscosso nel Simon Boccanegra del 2012, debutta nel ruolo della protagonista, Carmela Remigio al suo debutto nel ruolo di Giovanna Seymour, Alex Esposito, René Barbera.
Fu con Anna Bolena nel 1830 che il compositore, dopo anni di fatiche accompagnate da instabili successi, scrisse per la prima volta un’opera che in breve fece il giro di tutte le capitali europee, fruttandogli fama nazionale ed internazionale. Il merito del successo di Anna Bolena risiede senza dubbio nel libretto di Felice Romani: fu questa la prima volta che Donizetti ricevette un testo di grande sensibilità e valore.
Romani era senza dubbio il più capace librettista del suo tempo. La sua Anna è una figura autenticamente tragica – profondamente maltrattata e profondamente sofferente, eppure sempre dignitosa e regale – del tutto diversa dalla superficiale dama di corte storicamente piena di ambizioni. Anna Bolena, l’infelice moglie di Enrico VIII, viene sacrificata perché il Re ormai ama un’altra donna. Il “volubile cuore” di Enrico, così come di Anna, si innamora di un’altra donna, Giovanna Seymour, ancella di Anna, divenuta la nuova favorita. Anna condannata a perdere i favori del Re precipita in una progressiva ed inesorabile discesa nei meandri della follia. Quella stessa follia che durante la catarsi finale, la condurrà ad annullare la propria anima con un finale emozionante, la grande aria della pazzia in prigione, una pagina dirompente che è la chiave di tutta l’opera.
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