Arriva a Roma dal 14 al 20 aprile la più famosa delle operette: La vedova allegra di Franz Lehár, vista al Costanzi l’ultima volta nel 2007 (diretta da Daniel Oren, regia di Vincenzo Salemme). Questo nuovo allestimento, in coproduzione con La Fenice di Venezia, è diretto da Constantin Trinks al suo debutto all’Opera di Roma con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e la coreografia di Chiara Vecchi. Michieletto sposta la vicenda della più celebre delle operette da una Parigi fine Ottocento e un immaginario Stato di Pontevedro agli sportelli di una piccola Banca di provincia e una sala da ballo dell’Italia del boom economico degli Anni ʼ50. Tutto ruota attorno al tema del denaro. A causa di una crisi di liquidità il direttore della Pontevedro Bank: il direttore, il barone Zeta, spinge Danilo, impiegato sfaticato e donnaiolo, a sposare la vedova Hanna Glawari per riportare credito alle casse della banca grazie alla ricca eredita della donna. In un turbinio di amori, tradimenti e gelosie tra equivoci e colpi di scena il regista rimane fedele alla vicenda del libretto attraverso un escamotage. A sipario abbassato l’impiegato di banca Njegus dà inizio alla storia con un tocco di polvere di stelle che spargerà poi su tutto lo spettacolo. Il sogno chiude il cerchio quando Danilo si addormenta nel suo ufficio e immagina le grisette risvegliato poi dalla realtà con i vertici della banca che lo richiamano al dovere: sposerà la vedova per salvare le sorti della Pontevedro Bank e permettendo a tutti di continuare a speculare allegramente.
Basata sulla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac del 1861, Die lustige Witwe debuttò al Theater an der Wien di Vienna il 30 dicembre 1905 sotto la guida dello stesso Franz Lehár (1870-1948). Il compositore austriaco di origine ungherese all’epoca ancora non aveva raggiunto il successo: la direzione del teatro, piuttosto scettica riguardo l’esito del nuovo spettacolo, consentì una messinscena fatta con pochi mezzi e accettò malvolentieri la richiesta da parte dell’autore di un organico orchestrale completo di arpa, glockenspiel e musicisti in scena, molto più ricco rispetto alla consuetudine del genere musicale. Il debutto riscosse un tiepido successo – tanto che rimase celebre la frase rivolta al compositore dai critici e dal teatro stesso al termine della recita: «non si offenda, questa non è musica». Col susseguirsi delle repliche il trionfo esplose e con esso la popolarità internazionale di Lehár. Oggi La vedova allegra è uno degli spettacoli più rappresentati al mondo e viene considerata l’operetta per antonomasia.