‘Da una casa di morti’ firmata da Warlikowski in prima italiana all’Opera di Roma

A maggio prosegue un altro progetto triennale: quello legato al compositore ceco Leoš Janáček, che ha visto in scena nella stagione 2021/2022 la Kát’a Kabanová, che continua nella 2022/2023 con Da una casa di morti, e che si concluderà nella 2023/2024 con Jenůfa. Tutti e tre i titoli sono realizzati in collaborazione con la Royal Opera House di Londra. Da una casa di morti, in programma per cinque recite dal 23 al 30 maggio, è proposta per la prima volta nella storia dell’Opera di Roma, ed è affidata alla regia di Krzysztof Warlikowski, Leone d’oro alla Biennale Teatro di Venezia e al suo debutto in Italia nell’opera. A dirigere il capolavoro di Janáček, tratto da Dostoevskij, è chiamato il giovane bielorusso Dmitry Matvienko, talento della nuova generazione recentemente messosi in luce vincendo la Malko Competition di Copenaghen.

In un campo di prigionia siberiano arriva un nuovo detenuto, Alexandr Petrovič Gorjančikov: è un giovane aristocratico, annunciato come prigioniero politico. Tra le vessazioni subite dalle guardie e i lavori forzati, i detenuti si presentano al nuovo arrivato, ognuno ripercorrendo la propria storia e i motivi della prigionia.
L’opera è un lavoro corale, in cui personaggi emergono di volta in volta dall’anonimato per raccontare i crimini che li hanno condotti all’incarcerazione, le proprie sofferenze e le violenze subite nei gulag siberiani. A reinterpretare e restituire alla riflessione contemporanea il soggetto della detenzione punitiva del libretto, realizzato dallo stesso Janáček partendo da Memorie da una casa di morti di Dostoevskij, è ora Warlikowski che, nel corso della sua carriera, è stato insignito di numerosi premi nazionali e internazionali per la spinta riformistica del suo linguaggio teatrale. Per questo allestimento ha ricevuto nel 2019 il premio per la Miglior Nuova Produzione all’International Opera Awards di Londra.

Sul podio sale Dmitry Matvienko che in Italia, nel 2020, ha ricevuto il premio della Critica e il premio Made in Italy al Concorso Cantelli di Novara. Accanto a Warlikowski e Matvienko, vi è un cast internazionale che vede in primo piano il basso-baritono statunitense Mark S. Doss – che torna a Roma dopo The Bassarids di Hans Werner Henze del 2014 – nel ruolo di Alexandr Petrovič Gorjantčikov e il tenore Pascal Charbonneau nelle vesti del giovane tartaro Aljeja. Tra i tenori anche Štefan Margita (Filka Morozov), Erin Caves (Il grande prigioniero) e Julian Hubbard (Skuratov), i baritoni sono Lukáš Zeman (Il piccolo prigioniero/Čekunov/Cuoco) e Aleš Jenis (Il fabbro/Un prigioniero), il basso è Clive Bayley (Il direttore della prigione). Nel ruolo della prostituta e unica voce femminile, Carolyn Sproule. Maestro del coro è Ciro Visco. In linea con la produzione della Royal Opera House di Londra del 2018, la drammaturgia è a cura di Christian Longchamp e le scene e i costumi sono di Małgorzata Szczęśniak. Alle luci Felice Ross e ai video Denis Guéguin. I movimenti coreografici sono di Claude Bardouil.

 

Roma, 3 maggio 2023