La stagione di opera 2018-19 si conclude a novembre, dal 22 al 24, con una prima assoluta, un tipo di proposta che da molti anni mancava dal nostro teatro e che rappresenta ancora una volta l’attenzione dell’Opera di Roma verso il linguaggio contemporaneo e verso i giovani. Tre recite, al Teatro Nazionale, di Un romano a Marte, musica del giovane compositore Vittorio Montalti, su libretto di Giuliano Compagno. Lo spettacolo ha vinto nel 2013/2014 il Concorso per giovani compositori, bandito dal Teatro dell’Opera di Roma al fine di valorizzare e portare in scena nuovi autori contemporanei con titoli mai rappresentati ed ispirati alla città di Roma. La nuova opera sarà diretta da John Axelrod e avrà la regia di Fabio Cherstich, che dopo le proposte di OperaCamion si misurerà con il palcoscenico del Teatro Nazionale.
“Più lavoro sulla partitura di Un romano a Marte – spiega Vittorio Montalti – un omaggio alla città di Roma ispirato a Ennio Flaiano, più la mia immaginazione si sposta verso un universo un po’ bizzarro fatto di linee cantate, frammenti di testi, suoni elettronici e l’orchestra che avvolge il tutto; ciò che mi attrae nello scrivere un’opera è che questa coinvolge tanti mezzi differenti, così nella musica cerco di mettere in comunicazione mondi diversi e distanti tra loro”.
“Scrivendo Un romano a Marte – dichiara Giuliano Compagno – ho espresso un desiderio: che a Ennio Flaiano venissero riconosciute l’evidenza di una letteratura propizia e l’intimità di un’ironia dolente”.