Vogliamo fermarci. Per una volta vogliamo rallentare, approfondire e, perché no, studiare. E vogliamo invitarvi a farlo insieme a noi. Allargando un po’ i confini e spingendoci più in là di quello che già sappiamo e pensiamo di un’opera, sfruttando quei temi e quelle idee con cui il teatro e la musica ci mettono a confronto. Ogni sei mesi circa produrremo quindi un volume, che sfiori anche solo tangenzialmente un nostro spettacolo. Un’occasione per scavare un po’ lì intorno. Agganciandoci alla nostra nuova produzione di Aida e alla problematica del blackface che oggi inevitabilmente essa porta con sé, abbiamo scelto di iniziare parlando di razzismo.
Viviamo in un mondo in cui la rete può rendere un nostro post accessibile a tutti e in cui possiamo in qualunque momento interagire con persone che hanno storie e provenienza diversissime dalle nostre. Per questo oggi è necessario interrogarsi sul nostro modo di relazionarci con gli altri. Un tema come quello del blackface può sembrare lontano dalla nostra cultura, ma non lo è. Perché è un dovere per ognuno di noi mettere in discussione parole, gesti, atteggiamenti, attitudini che possano risultare offensivi o lesivi per la dignità altrui. Magari di quella del nostro vicino di posto a teatro. Perché è un dovere chiedersi se nel corso della vita si siano introiettate idee suprematiste, che producono riflessi condizionati, inconsapevoli. Perché una battaglia per l’uguaglianza non è mai per qualcuno in particolare: è una battaglia per l’umanità intera.
Ce lo raccontano i tanti interventi raccolti in questo volume, che indagano le radici colonialiste del blackface e di varie forme di razzismo, ma si spostano anche verso riflessioni diverse, tenendo conto dei rischi della cancel culture, di quelli dell’eccesso di naturalismo e della concezione iper-realistica dell’interpretazione.
Non ci resta che augurarvi buona lettura, e se vi siete chiesti perché Calibano, non ce la caveremo dicendovi che Shakespeare è sempre un ottimo riferimento per chi si occupa di teatro. Nella Tempesta Calibano è il figlio di una strega, o di una donna presunta tale; è considerato un’anomalia, è escluso, marginalizzato, disumanizzato. Ecco: noi vogliamo partire rimettendo la sua voce al centro.
Paolo Cairoli – Direttore di Calibano
Calibano – L’opera e il mondo è la rivista del Teatro dell’Opera di Roma. Nata come spazio di approfondimento e di dibattito intorno a temi di attualità sollevati a partire dagli spettacoli in cartellone e realizzata in collaborazione con la casa editrice effequ, il progetto editoriale prevede, ogni quattro mesi, la pubblicazione e la diffusione nelle librerie italiane di un volume monografico dedicato a un titolo d’opera e a un tema ad esso collegato, attraverso la commissione di saggi, racconti e recensioni di firme autorevoli. Per il numero zero, pubblicato a gennaio 2023, Calibano decide di partire dall’Aida di Giuseppe Verdi per affrontare un tema che ancora oggi agita e divide il mondo dell’opera ma non solo: il blackface, ossia, per utilizzare la definizione che Neelam Sreevastava utilizza nel saggio in apertura, «l’uso di trucco nero da parte di attori bianchi».
Potete acquistare “Calibano” sul sito di effequ a questo link, in libreria e presso lo shop del Teatro dell’Opera di Roma.
Le illustrazioni interne di questo numero sono state realizzate con tecnologia Text To Image da Simone Ferrini – Ortica video e grafica.
La copertina è di Marinella Senatore (Collage per Il Teatro dell’Opera di Roma, 2022 / Courtesy of the artist and Mazzoleni, London – Torino).