Pubblichiamo integralmente l’editoriale del numero zero di “Calibano”, la nuova rivista del Teatro dell’Opera di Roma
Perché un teatro sente l’urgenza di pensare una rivista che non sia il magazine di promozione e diffusione delle sue attività ma piuttosto uno spazio di riflessione, di approfondimento, di confronto e di dibattito che prende spunto dagli spettacoli programmati ma che si occupa dei grandi temi con i quali tutti noi facciamo i conti nella vita e nell’esperienza quotidiana? Perché i teatri sono questo. Sono luoghi di pensiero e di confronto, sono luoghi che accolgono il dubbio, l’inquietudine del tempo che viviamo, le istanze più profonde e complesse del nostro essere cittadini prima ancora che spettatori.
Per questo nasce “Calibano”, la rivista dell’Opera di Roma. Perché viviamo tempi in cui troppo spesso si tende a banalizzare o semplificare fenomeni complessi. E invece la complessità va affrontata senza remore nella sua sfaccettata e talora anche ambigua ricchezza. Perché la scelta di un titolo o la scelta di un allestimento di quel titolo, oggi più di ieri, ha il senso di proposta progettuale e deve fare i conti con la necessità e la responsabilità di uno sguardo aperto e attento a tutte le sensibilità contemporanee. Perché bisogna osare, bisogna avere il coraggio di affrontare i problemi del nostro tempo piuttosto che sfuggirli o evitarli nel neutro silenzio delle scelte più comode. Perché il pubblico deve interrogarsi con noi. Perché il teatro è il luogo dove nascono tante domande e si ragiona (meglio se insieme) sulle risposte possibili.
E perché le riviste sono gli spazi più affascinanti per ragionare e riflettere insieme, per guardarsi intorno, per costruire una comunità di pensiero. Ecco, per questo nasce “Calibano”: per creare una nuova comunità dentro la grande casa che un teatro d’opera deve essere. Una comunità che scrive, che legge, che si ritrova a guardare uno spettacolo in uno spazio comune. Fino a ieri c’era (solo) un autore che parlava da un palcoscenico a un pubblico seduto in platea ad ascoltare quella ‘”parola’”.
Da oggi c’è (anche) “Calibano”: un modo per portare a casa con noi una riflessione che parte sempre da quella ‘”parola’” che le nostre scelte di programmazione proporranno al pubblico e che “Calibano” arricchirà di una riflessione profonda, critica, aperta, laica, libera.
Un altro spazio di democrazia in un luogo che per definizione, per origine e per tradizione, è uno spazio di democrazia e partecipazione.
Francesco Giambrone – Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma
*L’immagine di copertina è stata realizzata tramite l’uso di software di intelligenza artificiale da Simone Ferrini, Ortica video e grafica