Ascoltare la mascolinità

di Alissa Balocco

Note sul libro #1 – Marco Emanuele. Maschi all’opera. Soggetti eccentrici nel teatro di Benjamin Britten. Mimesis, 2016

Emarginati, incompresi, respinti. Tutti i protagonisti maschili del teatro musicale di Benjamin Britten sono rappresentanti di un’identità che devia dalla norma dominante: poco maschi, poco virili, non sembrano rispondere alle caratteristiche del sistema di pensiero eterosessuale che li circonda. Soggetti eccentrici, appunto, come li definisce Marco Emanuele nel titolo del suo saggio Maschi all’opera (Mimesis, 2016), rilettura queer del corpus di opere musicali del compositore inglese. In particolare, nel testo si parla di musica e identità di genere, e di come possa il linguaggio musicale offrire una rappresentazione dell’omosessualità e della costruzione del maschile.

Si pensi a Peter Grimes, la cui condizione di escluso è già rintracciabile nella differenza con cui conduce la sua vita rispetto agli altri abitanti del borgo. Il pescatore vive in solitudine, senza una donna al suo fianco, e il suo tetto è una barca capovolta. Ma è il modo in cui Grimes canta che ci fa percepire la sua estraneità: se gli altri uomini sono capaci di intonare canzoni strofiche, di manifestare un canto spiegato, di convergere sulle stesse note per rinsaldare la loro unione come gruppo, il pescatore non è in grado di esprimersi se non al di fuori di quelle forme. La sua voce si perde in colorature, le linee melodiche sono mutevoli e, se prova a unirsi al gruppo, stona e sbaglia ritmo. È il segno che Grimes non abita, se non con manifesto disagio, le forme del maschile.

L’impiego di una vocalità espressionista, mutevole, spesso in una tessitura poco naturale per il tenore, accomuna tutti i protagonisti del teatro di Benjamin Britten: il timido Albert Herring, dell’omonima opera, può finalmente abbandonarsi ad un canto ornato solo nel momento del suo risveglio sessuale, che avviene dopo aver spiato l’amico Sid corteggiare Nancy. Anche Albert contamina e disgrega, come Grimes, con la sua voce incontrollata, le forme rappresentanti la perfetta e casta virilità (in questo caso sono gli inni e i cori che accompagnano la sua elezione a May King/Re di maggio). Quando, ne Il giro di vite di Britten, il fantasma Quint chiama a sé il piccolo Miles, la sua voce assume connotati orientaleggianti che, nella tradizione del melodramma ottocentesco, la identificano come femminile; Quint rappresenta il corpo eccentrico per eccellenza: chi fosse prima di diventare fantasma, chi amasse, non è dato saperlo; sfugge a qualsiasi definizione, rimanendo nel regno del mostruoso, in quanto fuori dalle rigide categorie di genere e sessuali vittoriane. 

“Il canto frammentario esprime la disunità del maschile, il vano cercarsi nella perdita di sé” scrive Emanuele. La riduzione al puramente vocalico che caratterizza questi anti-tenori britteniani si configura come una negazione della parola: un elemento che, letto attraverso le lenti del pensiero occidentale maschile, simboleggia femminilizzazione e perdita di controllo. Ma a costruire la categoria di chi è fuori dalla norma dell’eterosessualità sono anche violenti scoppi sonori orchestrali, corrispettivi musicali dell’oppressione sociale e dell’hate speech; e un’idea musicale che passa di bocca in bocca convince il mostro di essere tale: ne è un esempio proprio la caccia all’uomo in Peter Grimes. Un modo per affermare, scrive Emanuele, che “l’identità di genere è anche prodotta dallo sguardo degli altri, e in particolare di chi detiene il potere”.

Quel potere maschile Britten lo subiva in prima persona: in Inghilterra, negli anni in cui il compositore cominciava a scrivere per il teatro, gli atti omosessuali tra adulti consenzienti erano puniti con il carcere, i testi per le scene erano sottoposti a censura e, in questi, ogni accenno all’omosessualità fu vietato fino al 1958. Così come Britten non aveva il diritto di amare liberamente, anche i protagonisti delle sue opere sono destinati a un finale amaro: nel suo teatro nessun duetto d’amore si realizza, nessun ti amo viene verbalizzato (a eccezione dell’ultima opera, Morte a Venezia, ma siamo nel 1973), l’unica via d’uscita è una morte effettiva (sempre in Peter Grimes) o simbolica (il silenzio a cui è condannato Albert Herring, o anche il capitano Vere di Billy Budd).

Maschi all’opera. Soggetti eccentrici nel teatro di Benjamin Britten è un saggio potente, che evidenzia quanto il teatro di Britten si ponga domande sull’identità di genere e sessuale, riflettendo le inquietudini di una società dove la mascolinità deviante assume “il marchio dell’inversione e della mostruosità”. E in cui alla fine il mostro non solo viene privato della voce – reale o musicale – ma viene allontanato, estinto, condotto persino all’eliminazione fisica. Come accade a Peter Grimes: quando, in preda ai deliri, il pescatore spinge la sua nave al largo, la musica tace. Tutto torna com’era prima, nel silenzio. Il corpo del mostro è stato distrutto.

Alissa Balocco è nata a Roma nel 1996, è giornalista e musicologa. Ha collaborato con Music.it e la rivista Musica+, e ha scritto di musica e attualità per HuffPost Italia. Laureata in pianoforte classico presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma, scrive recensioni per il magazine inglese Bachtrack. Ha frequentato il Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale della Luiss e attualmente lavora presso l’ufficio stampa del Teatro dell’Opera di Roma.

Calibano – L’opera e il mondo è la rivista del Teatro dell’Opera di Roma. Nata come spazio di approfondimento e di dibattito intorno a temi di attualità sollevati a partire dagli spettacoli in cartellone e realizzata in collaborazione con la casa editrice effequ, il progetto editoriale prevede, ogni quattro mesi, la pubblicazione e la diffusione nelle librerie italiane di un volume monografico dedicato a un titolo d’opera e a un tema ad esso collegato, attraverso la commissione di saggi, racconti e recensioni di firme autorevoli. In questo quarto numero, la rivista riflette sul tema dell’outsider in relazione a Peter Grimes, omonimo protagonista dell’opera di Benjamin Britten. 

Potete acquistare “Calibano” sul sito di effequ a questo link, in libreria e presso lo shop del Teatro dell’Opera di Roma.

Le illustrazioni interne di questo numero sono di Elena Manferdini