Protagonista di un videogioco, alter ego virtuale di una ragazza che si isola dal mondo rinchiudendosi nella sua stanza. La Turandot pucciniana come esplorazione di quel fenomeno di ritiro sociale volontario che in Giappone è noto come hikikomori, e che anche in Italia, nell’ultimo anno, ha interessato quasi 50 mila ragazzi, come ha recentemente reso noto il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in una relazione al Parlamento. «Giovani che non studiano, non lavorano e non hanno nessun progetto di vita, e la cui unica mediazione con il mondo avviene attraverso un computer», dice il regista Francesco Micheli che, pochi giorni dopo Tosca, torna al Caracalla Festival firmando anche l’ultima opera del compositore lucchese, in scena con otto recite dal 16 luglio al 10 agosto ed eseguita nella versione lasciata incompiuta da Puccini, interrotta al compianto per la morte di Liù. Anche questo allestimento, secondo omaggio dell’Opera di Roma a Puccini nel centenario dalla scomparsa, è proposto con il progetto scenografico di Massimiliano e Doriana Fuksas e lo stesso team creativo di Tosca: drammaturgia di Alberto Mattioli, costumi di Giada Masi, luci di Alessandro Carletti e video di Luca Scarzella, Michele Innocente e Matteo Castiglioni. I movimenti coreografici sono di Mattia Agatiello. A dirigere è Donato Renzetti.
«Abbiamo immaginato che dietro a Turandot ci fosse una di quelle tante hikikomori – prosegue Francesco Micheli -, una ragazza rinchiusa nella propria camera che si è inventata un videogame in cui Turandot è il suo avatar. Una creatura fantastica che le assomiglia tantissimo, e che sfida tutti gli avventori del grande impero di Internet in un gioco in cui chi muore perde la testa, o meglio, perde la propria vita virtuale. Calaf, invece, è un giovane senza nome, un principe antisocial che, si spera, scioglierà il ghiaccio che blocca la giovane Turandot, e così la ragazza che sta dietro di lei e che rappresenta i tanti giovani d’oggi che vivono questa condizione»
Ad alternarsi nel ruolo della protagonista Angela Meade (16, 25, 28 luglio; 2 e 4 agosto) e Lise Lindstrom (6, 8 e 10 agosto), apprezzatissima protagonista del recente allestimento della Salome di Strauss con la regia di Barrie Kosky al Teatro Costanzi. Tra le voci più richieste del momento, Meade torna a cantare con l’Opera di Roma dopo il successo dell’Ernani del 2022 e sale per la prima volta sul palcoscenico di Caracalla a poco più di un mese dal suo debutto nel ruolo della principessa Turandot alla Los Angeles Opera. Nella parte di Calaf sono invece impegnati Luciano Ganci (16 luglio; 2, 4, 6, 8 agosto), Brian Jagde (25, 28 luglio) e Arsen Soghomonyan (10 agosto); in quella di Liù Maria Grazia Schiavo (16, 25, 28 luglio; 4 agosto) e Juliana Grigoryan (2, 6, 8 e 10 agosto). Piero Giuliacci canta l’imperatore Altoum, Alessio Cacciamani Timur. Ping, Pong e Pang sono rispettivamente interpretati da Haris Andrianos, Marcello Nardis e Marco Miglietta. Mattia Rossi, dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program dell’Opera di Roma, è impegnato nella parte di Un mandarino. Come Principe di Persia si alternano Giuseppe Ruggiero (16 luglio, 28 luglio e 4, 8 agosto) e Giordano Massaro (25 luglio e 2, 6 e 10 agosto). Orchestra e coro, diretto da Ciro Visco, con la partecipazione della Scuola di Canto Corale, sono della Fondazione Capitolina.
La prima rappresentazione di Turandot è prevista per martedì 16 luglio. Repliche giovedì 25 luglio, domenica 28 luglio, venerdì 2 agosto, domenica 4 agosto, martedì 6 agosto, giovedì 8 agosto, sabato 10 agosto. Tutte le rappresentazioni iniziano alle ore 21.00.
Roma, 10 luglio 2024